L’arcobaleno unisce l’est all’ovest in un abbraccio - Murayama Daizen
Viviana è stata a lungo desiderata e molto immaginata.
Nessun medico avrebbe scommesso niente su questa gravidanza.
Ero reduce da dieci interventi all’utero e alle ovaie...il mio corpo era tutto una cicatrice.
Ma io desideravo ardentemente diventare mamma e non avevo paura del dolore.
Ad ogni intervento, le possibilità già scarse, diminuivano.
Ho fatto il test di gravidanza il 24 giugno del 2008.
Lo ricordo perfettamente, perché era la festa patronale a Torino.
Vivevo ancora a casa dei miei, ero reduce da una separazione e stavo con un uomo di dieci anni più grande (separato).
Uno scandalo, una vergogna.
Eppure, quella è stata una delle prime volte che ho portato a termine una battaglia.
Non mi importava che non fosse etico o ortodosso.
Ero stufa di dover essere sempre, quello che volevano gli altri. Ho scelto di diventare madre.
Sono stata molto fortunata...con la mia situazione ginecologica era molto difficile che potesse accadere.
Ma quella mattina in bagno, quando da sola ho visto le strisce doppie sul test, ho capito che avrei difeso a tutti i costi quella piccola vita dentro di me.
E così ho fatto, nove mesi di lotta per arrivare a termine.
Nove mesi bloccata a letto.
Cresceva la bambina e cresceva anche una ciste nel mio ovaio destro.
É diventata di dodici centimetri...non potevo nemmeno più camminare dal peso che schiacciava il mio inguine destro.
Quando è nata Viviana, era già bellissima.
Aveva gli occhi lilla (sarebbero diventati poi azzurrissimi) e pochi capelli biondi.
Ha sempre avuto un caratterino esuberante, la regina della festa già a quattro anni.
Un uragano di simpatia e dolcezza.
Perchè non parlo sovente di Viviana come faccio dei progressi di Diego?
Perchè di Viviana mi dovrei solo vantare...
Ho sempre pensato e sentito dentro di me, che mia figlia se la sarebbe sempre cavata alla grande nella vita. Lei ha tutte le carte per farcela.
Aveva cinque anni quando Diego ha avuto le diagnosi.
É dovuta crescere in fretta ed ha portato molto carico.
Diego, è stato ed è tutt’ora, molto fortunato ad avere lei come sorella maggiore.
Quando erano piccoli era la sua unica interprete...nessuno decifrava i suoi versi strani. Tranne sua sorella.
Ha sete, ha fame.
Solo lei lo comprendeva.
Iaia la chiavamava. Ed è rimasta Iaia per molti anni.
E proprio a causa di questo loro legame così forte e profondo, Viviana era vittima delle esplosioni di ira di Diego,tanto quanto me.
Esistevamo solo io e lei per lui. Gli altri nemmeno li vedeva.
Io e lei siamo stati il ponte di collegamento con il mondo.
Spesso la trovavo in un angolo che piangeva forte, perché lui la pizzicava e le tirava i capelli...
É stato difficile farle capire che in realtà lui non voleva farle male.
E anche cercare di arginare uno strano spirito di sacrificio che in lei si stava sviluppando.
Ho imparato anche io con il tempo, a trovare dei momenti solo con lei e a condividere degli interessi solo nostri.
Devo ammettere che i sensi di colpa più grandi li ho verso di lei.
A volte ho paura, che l’autismo di Diego possa magari frenare delle sue scelte quando sarà grande.
A volte ho paura di aver sbagliato qualcosa.
A volte ho paura che non si senta abbastanza amata.
Ma poi li guardo giocare insieme e alle fine l’unica cosa che vedo sono due fratelli.
Due fratelli che bisticciano, che sono complici.
Solo due fratelli.
E allora smetto di pensare troppo al futuro.
Al futuro di entrambi, di Diego quando sarà grande e di Viviana.
Io non lo so come sarà il loro futuro e non so nemmeno come sarà il mio.
L’unica cosa che posso fare, è fare del mio meglio per entrambi, cercando di renderli autonomi ma soprattutto coraggiosi verso la vita.
Nella vita ci vuole coraggio.
Coraggio di vivere, giorno dopo giorno, un passo alla volta, nel presente.
I miei figli mi hanno dimostrato, con la loro tenacia nel venire al mondo, che niente rimane immutato, tutto può cambiare.
Il futuro è domani...ma la vita è nel presente.
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