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  • Immagine del redattoreSonia Salvatore

AAA BARBIERE CERCASI



Quando ho avuto la diagnosi, una delle cose che assolutamente non potevo immaginare, era che avrei avuto tantissimi problemi nel vestire Diego.


Ha sempre avuto dai due anni in avanti, grandi difficoltà a livello percettivo...forse chiamarle difficoltà è sbagliato...sicuramente lui ha sempre avuto un modo diverso nel percepire le cose e questo valeva anche per i tessuti.


Doveva essere tutto rigorosamente di cotone.

Sempre.

Anche con la neve.

Anche sotto zero.


Fino ai cinque anni circa non ha mai indossato una felpa.

Le maglie inoltre, dovevano avere determinate caratteristiche.



No polsini stretti

No colletti

No stampe spesse o peggio disegni cuciti

No colore rosso (sarà anche il colore dell'autismo ma lui lo detesta)

No tessuti aderenti

No bottoni

No cerniere

Sui pantaloni poi ancora peggio...


Assolutamente no jeans (messi solo in rarissimi casi, se trovavo il modello fatto a tuta)

No cerniere

No tessuti rigidi


Scarpe sempre dello stesso modello (e il passaggio tra un numero e l'altro era una tragedia greca, ci volevano settimane ad adattarsi con lui che le lanciava, perché non erano più quelle di prima)

ciabattine...per carità mai messe (mi salvavo con le antiscivolo), cappelli nemmeno morto, calze lunghe idem.


I passaggi tra una stagione e l'altra diventavano una sorta di guerra fredda tra me, Diego e le magliette corte (o viceversa lunghe).


In pratica, quando si abituava al nuovo vestiario, era già ora di cambiare di nuovo

Se, per caso si ammalava e stava a casa in pigiama, poi impiegavo mezza giornata a farlo vestire di nuovo.



Poi avevo capito che, anche se era ammalato, di giorno doveva comunque indossare la tuta.

Così abbiamo imparato che il pigiama si usa solo ed unicamente per dormire.


All'inizio non capivo questa sua difficoltà, la prendevo quasi come un capriccio...poi ho imparato ad osservare e mi sono resa conto che certi tessuti quasi “lo ferivano”.

Sembrava che gli bruciassero la pelle. Stava fisicamente male.





Allora per evitare isterismi al mattino, ho instaurato una routine. La sera sceglievamo insieme l'abbigliamento. Sceglieva lui (avevamo quasi tutte le magliette uguali, stile Dylan Dog per intenderci). Poi la mattina controllava.


Prima gli facevo toccare il tessuto della maglietta con la mano e poi lui se la strofinava sulla guancia. A volte decideva che non andava bene e cambiava. Siamo andati avanti così per molti anni.


Ho imparato con il tempo ad adattarmi a questa sua necessità.


Ma ho capito, che era inutile forzarlo ad indossare il giubbotto rosso, regalato dalla nonna a Natale...perché farlo stare male?


Ho imparato a fregarmene di quello che pensavano le persone intorno a noi.

Voi non potete capire le esigenze di mio figlio? Allora io non posso capire le vostre, mi dispiace.


Ho tagliato i polsini a centinaia di maglie, poi felpe e giubotti. Accorciato grembiuli.

Non era Diego ad adattarsi ai vestiti ero io che facevo adattare loro a mio figlio.

E così ha funzionato.


Altra storia era il taglio delle unghie...quelle delle mani andavano...quelle dei piedi...aimè erano tutta un'altra questione.


L'unico modo per tagliargliele era questo: mentre mio marito lo teneva, dovevo fisicamente incastrare tra il mio corpo e il mio braccio, il piedino di Diego.

Ovviamente dovevo fare molta attenzione a non fargli male e anche a non portargli via un dito mentre tagliavo le unghie... lui si dimenava come un puledro imbizzarrito...


Una fatica immane.

Impiegavo circa 45 minuti tutte le domeniche solo per fare questo.


Dopo dovevo buttarmi sotto la doccia perchè, tra la tensione e la fatica, ero marcia di sudore.

Con il tempo poi è cambiato e ora devo solo fare attenzione a partire sempre dal mignolino!

E a contare “una tagliata ne mancano quattro...” e così via...



Ma ora arriviamo alla questione più spinosa...i capelli!!

I capelli dannazione!




E poteva avere pochi capelli sottili e morbidi con una crescita normale?

Noo ovviamente. Ha preso da me.


Una montagna di capelli spessi con una crescita pari a Rapunzel.

Credo di aver provato ogni genere di strategia su questo argomento.


Ho provato vari barbieri...ma tutti dopo mi dicevano “signora non torni più per favore”.

Una volta siamo usciti da un negozio con mezza testa fatta e mezza no...abbiamo dovuto rasarlo completamente a zero, a casa. Dopo, il bagno era ridotto ad un campo di battaglia.

Capelli ovunque e lui in lacrime.


Un'altra volta, ha iniziato ad urlare “AIUTI, AIUTI TUTTI” parlava a malapena...sono venuti da ogni angolo del quartiere a controllare...quasi chiamavano la polizia.


Così ho deciso che per fare questi tagli di m. potevo anche fare da sola.


Era la vibrazione della macchinetta a fargli male?

Benissimo lo avremmo affrontato con la santa pazienza.

Io e lui insieme, come sempre.


Ma oltre il problema della macchinetta ( o della forbice perché aveva la stessa reazione), avevamo un altro grande problema.

Lui non sopportava i capelli che gli cadevano addosso e non tollerava nessun telo o asciugamano.


Che fare?

Così ho scoperto che se tagliavo i capelli da bagnati e non da umidi davano meno fastidio e...gli facevo indossare gli occhialini da piscina!


In questo modo siamo andati avanti...devo dire che è uscito con ogni genere di pettinatura orrenda.



Oltretutto ha una rosa proprio davanti e non è semplice.

Solo ultimamente sono riuscita a fare delle cose decenti.


Ciuffo troppo lungo da un lato...vari buchi dietro...le basette mal fatte, insomma non è proprio il mio mestiere diciamo...però con me, reggeva la situazione e non piangeva.


Tanto mi bastava. Non sopportavo di doverlo far soffrire per questo.



Ma quindici giorni fa, si è seduto da solo ed è stato fermo per tutto il tempo necessario.

Sono così fiera di lui.




A volte lo guardo e mi dico...

ma quanto sei cresciuto tesoro mio?


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