Cristallo.
È così che a volte mi sembra quello che gravita intorno a noi e ai nostri figli.
Ci muoviamo sempre su territori che possono crollare al primo soffio di vento.
Raccolgo la testimonianza di una mamma.
Un piccolo grido soffocato che si è sentita di tirar fuori a piccoli passi, con poche parole.
Con una mail che diceva solo “mio figlio escluso dalla gita scolastica”.
Poche parole che contenevano un mondo intero.
Siamo abituate a queste notizie ormai, è diventata un’eccezione sentire il contrario.
Ma questa storia fa ancora più rabbia.
Qui parliamo di un ragazzo adulto delle superiori e di un preside che ha convinto padre e figlio ad accettare di firmare per non andare in gita.
E non venitemi subito a dire che la mamma doveva ribellarsi e denunciare.
Perché delle dinamiche interne delle famiglie non sappiamo niente.
Per fare denunce, bisogna avere le spalle coperte. Bisogna avere le risorse per pagare un avvocato e affrontare un percorso tortuoso per cercare di arrivare alla verità.
Ma non tutti possono permetterselo.
E non sempre si ha la forza di affrontare ANCHE una battaglia di questo tipo.
Soprattutto se sei una donna sola.
Intanto, in tutto questo c’è un ragazzo a casa che piange e io mi sento impotente.
Perché vorrei cambiare questo mondo di merda ma non ci riesco.
E vorrei tanto smuovere le montagne per far avere ai nostri bambini, ai nostri ragazzi quello che gli spetta…ma faccio solo piccoli passi e con gran fatica.
L’unica cosa che posso fare è unirmi a questa mamma e scrivere su questo foglio il suo dolore, che diventa anche il mio e che dovrebbe diventare il dolore di tutti.
Se tutti noi riuscissimo a guardare i figli degli altri come se fossero nostri, il mondo offrirebbe a tutti le stesse opportunità.
Invece per molti anche andare in gita con i compagni sembra un lusso irraggiungibile.
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